Cari amici e pellegrini,
quasi esattamente un anno fa, abbiamo iniziato una Quaresima che speravamo fosse unica ed eccezionale perché sarebbe dovuta essere la “Quaresima dell’Incoronazione”.
Eccezionale, in effetti, lo è stata, ma non per la ragione che speravamo, ma perché travolti dalla pandemia contro cui ancora lottiamo. Ahimè non è stata neanche “unica”, visto che anche questa Quaresima ci sta chiedendo sacrifici della stessa natura di quella passata.
Sembra quasi superfluo dire che questa pandemia ci ha chiesto, e continua a chiederci, sacrifici da moltissimi punti di vista ed è evidente che tutti desideriamo uscirne il più presto possibile. È vero, e non smettiamo di pregare perché ce la possiamo lasciare presto alle spalle, tuttavia non per questo possiamo dire, come ho sentito molte volte, che il 2020 sia stato un anno inutile e vuoto; un “maledetto” anno bisestile da lasciarsi alle spalle. Anzi! Forse per molti di noi (sicuramente per coloro che, come me, non hanno mai vissuto direttamente una guerra) mai la nostra vita e la nostra fede sono state così messe alla prova e sfidate; per questo dire che sia stato un anno da dimenticare, o peggio, inutile, è proprio falso. Quante cose abbiamo imparato e quante ne abbiamo riscoperte!
Mi sembra necessario sottolinearlo perché, tra le tante questioni che sono emerse con una forza sorprendente in questo tempo, una è sicuramente stata riscoprire l’importanza della Madonna e della speranza che tutti noi riponiamo in Lei. Ma non basta! Sorpresa fra le sorprese: la cosa è accaduta non solo tra coloro che, come noi, sono a Lei affezionati … da sempre, ma anche tra moltissime persone che normalmente i nostri “radar ecclesiali” non registrano e che non definiremmo certo “praticanti”.
“Bella scoperta! – direte voi – l’importanza che la Madonna Nera ha per tutti i biellesi, credenti e non credenti, la conoscevamo bene! Quante volte lo abbiamo detto!”. Eppure, come accade sempre nella nostra fede, queste cose anche se “si sanno”…. in realtà ci sorprendono sempre quando riaccadono davanti ai nostri occhi. Succede come quando una persona amata ci viene improvvisamente a trovare: tutto il già saputo (quanto le vogliamo bene) non toglie la sorpresa e la gioia.
La ragione naturalmente è la stessa, parlare dell’amore (ai nostri cari o alla Madonna) e sapere cosa sia, è una cosa, essere innamorati, sentirne la mancanza, gioire per un loro abbraccio, evidentemente, un’altra. E così è stato: parlare della Madonna come nostra speranza, era una cosa, riporre la nostra speranza in Lei nei momenti difficili di quest’anno, un’altra.
Per questo, oso dire che, il fatto di celebrare la Sua V Centenaria Incoronazione nel 2021 invece che nella data prevista, non è stato poi un male. Sicuramente ci ha fatto scoprire nell’esperienza, quello che pensavamo di sapere già “nella teoria”.
Tante volte negli anni precedenti, quando Mons. Mana aveva dato inizio al cammino di preparazione della grande festa, ci siamo scervellati per trovare il modo di riproporre a tutti, fedeli e non, un gesto come l’Incoronazione che, avendo al centro simboli come una “regina”, una “corona”, ci sembrava arduo da riproporre in un’epoca come la nostra. Lo abbiamo detto spesso: i re, le regine, le corone, sono realtà lontane dalla nostra sensibilità moderna. Se non appartengono alle favole, sicuramente appartengono al passato. Inoltre, se qualche significato riescono ancora a trasmettere, sono proprio quelli che non ci interessano: il potere, il lusso, il privilegio, la classe sociale… esattamente l’opposto di quello che vogliamo comunicare incoronando la nostra Madonna di Oropa.
Non è che queste riflessioni fossero sbagliate, ed infatti Mons. Mana prima e Mons. Farinella poi, ci hanno sempre spinto a cercare di trovare strade per rinnovare queste immagini, per farle riscoprire nel loro vero e autentico significato cristiano e teologico.
“Chi vuole essere grande fra di voi, sia il servo di tutti” (Mc 10,44), “la suprema espressione della regalità di Cristo è la Croce” (Cfr 12,32), “i capi delle nazioni, le dominano, ma fra voi non è così” (Cfr Mc 10,42) … queste sono le verità che desideriamo trasmettere con simboli legati alla regalità come la Croce, la Corona, il Manto, ecc. La Madonna, incoronata da Gesù, è la nostra regina come lo è una Madre, una madre di figli che la riconoscono tale.
La sorpresa dell’anno che abbiamo vissuto, questo famigerato 2020, è stata vedere come ciò che sapevamo, magari un po’ da “bravi teologi” è fiorito nell’esperienza di tutti noi. Dopo quanto abbiamo vissuto, non c’è più bisogno di spiegare nulla: tutti in quest’anno ci siamo rivolti a Lei implorando che ci guidasse come una Regina a ci accudisse come Madre.
Il rivolgersi a Lei in questi mesi trascorsi, venendo quando si poteva ad Oropa, rivolgendole una preghiera o un’invocazione, quando il cuore era ingombro di paura, di preoccupazione o di angoscia, il guardare per internet o ascoltare per radio la Messa da Oropa, oppure anche solo il cercare di scorgere da lontano la cupola della Basilica illuminata, sono stati gesti spontanei e in ciascuno di noi sono nati dal nostro cuore desideroso e bisognoso di Qualcuno che” da lassù” ci rivolgesse il Suo sguardo.
In certi momenti addirittura, ci siamo accorti che mai avevamo recitato l’Ave Maria (o l’intero Rosario) con tanta sincerità e partecipazione.
Il Maligno però, che cerca sempre di rovinare tutto, anche questa volta per non perdere l’occasione, ci sibila all’orecchio che tutto ciò dimostra solo che siamo dei grandi ipocriti; che quello che ci muove non è altro che paura; che siamo stati e rimaniamo degli approfittatori che sanno rivolgersi al cielo solo quando le ginocchia tremano….
Ma come sempre il grande Nemico usa le mezze verità per dire il falso e confonderci. Certo, è vero che preghiamo con spontaneità quando ne abbiamo bisogno, ma non è allora che siamo ipocriti, al contrario! Sono questi i momenti in cui siamo più veri e sinceri, quando riconosciamo di aver bisogno di una Madre e di una guida. E’ quando crediamo di farcela da soli che siamo ipocriti e superbi; quando non ci accorgiamo che tutto ci è dato (i nostri cari, gli amici, gli abbracci, una passeggiata, la salute, la scuola, il lavoro, il poter viaggiare…), quando pensiamo che tutto sia normale e dovuto, senza riconoscere che la maggioranza di ciò che abbiamo e siamo lo dobbiamo al Cielo. Sì, dobbiamo ammetterlo, in questi mesi abbiamo fatto un bel “bagno di realismo”, di verità. E oggi riconoscerci figli prediletti di una Regina che da secoli ha voluto accudirci da Oropa non è più uno sforzo, un dovere, ma ci nasce spontaneo dal cuore. Prima eravamo ipocriti, non ora!
Carissimi, siamo di nuovo in cammino verso la Pasqua, ma non come sempre, non come prima. In queste settimane che ci separano dal grande annuncio ci rendiamo conto che per questa pandemia, anche noi siamo stati chiamati a portare un po’ la croce e, a volte, a condividere con Maria la sua stessa impotenza sotto la croce. Lei di Suo figlio, noi di molti amici e famigliari. Invocando il suo materno e regale aiuto, ci facciamo gli auguri più belli che siano mai risuonati sulla terra: il Crocifisso è risorto! Tuo Figlio è risorto, o Maria. Tutta questa morte, questa notte che ci circonda è stata sconfitta e lo sarà ogni volta e per sempre. Non c’è più croce che non porti alla Vita.
Per questo Maria, quest’estate vogliamo festeggiarti ed incoronarti nostra Regina. Non sappiamo ancora come, non sappiamo quanti potremo essere fisicamente presenti alla grande festa, non sappiamo nulla … perché siamo piccoli e indifesi, ma di una cosa siamo certi più dell’anno scorso: che nessuno di noi farà fatica o gli sembrerà strano riconoscersi figlio di una Regina, una Regina come Te.
Il rettore, Don Michele Berchi – Marzo 2021
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