Giovedì 2 febbraio 2023 si celebra a Oropa la tradizionale Festa della Candelora.
L’appuntamento è davanti alla Basilica Antica alle ore 10 con la Processione, che sarà seguita dalla S. Messa delle ore 10.30 presieduta dal Vescovo di Biella Mons. Roberto Farinella.
La presentazione al Tempio di Gesù viene popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.
La festa è anche detta della Purificazione di Maria perché, secondo l’usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.
OMELIA DEL VESCOVO:
Cari fratelli e sorelle,
la pagina evangelica che fa da sfondo alla festa odierna della Presentazione di Gesù al Tempio, tratta dal Vangelo di San Luca, si apre con la scena conosciuta e ripresa tante volte nell’arte, di Maria e Giuseppe che si recano al Tempio per presentare a Dio, secondo la Legge del Signore, il loro figlio Gesù. Il Vangelo però aggiunge un particolare di non poco conto: “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore”– come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Per compiere questo gesto, hanno bisogno di purificazione; per poter anche noi questa mattina offrire sull’altare il Corpo e il Sangue di Cristo abbiamo bisogno di purificazione!
Il racconto è ricco di personaggi e di parole: l’anziano Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». Luca 2,22-40
Mi sembra importante questa profezia rivolta a Maria nella festa della Presentazione al tempio di Gesù, che noi celebriamo in un Santuario; nel Santuario dedicato a Lei per antonomasia nella nostra Diocesi: il Santuario della Madonna di Oropa.
Il testo che narra questo evento gioca dunque su due colori contrastanti: da una parte la luminosa gioia di Simeone e della profetessa Anna che parlano di consolazione, di redenzione e di gloria. Dall’altra l’annunzio di un sentiero di contraddizione e di spade che trafiggono l’anima in vista.
Qual è il motivo di questi toni così diversi nello stesso racconto?
Quel che va focalizzato è la ragione della “presentazione” al tempio: la liturgia ci consente di ascoltare il versetto che prepara la visita al tempio, quello in cui si parla del compimento dei giorni della loro “purificazione” come premessa al rito vero e proprio dell’offerta di una coppia di tortore o due giovani colombi per il “riscatto del primogenito”.
Gesù è il primogenito e per vivere la grazia della maternità Maria deve passare per un processo di purificazione, e insieme a Giuseppe debbono “pagare” il riscatto del figlio, per ricordare che il figlio non è loro, che prima di tutto è di Dio.
La purificazione e l’offerta del primogenito sono parte del processo della consacrazione: non a caso la Chiesa situa in questa festa la celebrazione del dono della vita consacrata, che è la manifestazione oggettiva del dono del Battesimo che ci consacra tutti come dono di Dio e a Dio.
Cosa c’è di più naturale e più bello della maternità? Perché mai una donna era chiamata alla purificazione? Cosa ci può essere di più sano e bello del fatto che si diventi padri e madri? Perché mai bisogna fare questo sacrificio per adeguare al rapporto con Dio il dono del primo figlio? “Purificare”, molto più che un atto di rilevanza etica, significa rendere qualcosa di “veramente prezioso”, passando spesso per il fuoco – infatti “purificare” con il “fuoco” è il gesto che si fa ad esempio con i metalli preziosi come per l’oro: “oro puro” o “acqua pura”: solo oro, solo acqua, niente altro.
Siamo giunti così, fratelli e sorelle, al cuore di questa festa! Il cuore va purificato. E l’intelligenza? E gli atteggiamenti? C’è il caso il rischio di vivere la nostra vita in modo ambiguo.
Purificare è l’atteggiamento che ci permette di poter vivere nella verità la nostra esistenza: come hanno fatto Maria e Giuseppe, che hanno reso pura, cioè davvero preziosa, una cosa sola, non contaminata da scorie, la loro vita, il loro essere genitori: la maternità per Maria, la paternità per Giuseppe.
Allora iniziamo a capire perché il padre della fede, Abramo, per divenire padre secondo Dio deve passare per vari momenti di distacco e un giorno mettere la vita del figlio Isacco a totale disposizione della volontà di Dio. Infatti, è proprio a quell’evento che si riferisce il dovere del sacrificio che tutti i pii israeliti devono fare per i loro primogeniti.
Sotto la croce per Maria si compirà questa profezia e anche Lei come il Patriarca Abramo, accettando il sacrificio del suo Figlio, rende nuova la sua vita: Egli è qui per la salvezza di tutti (non è solo suo figlio) e anche Lei diventerà madre di un nuovo Popolo, di salvati, di purificati.
Abbiamo bisogno di purificazione, tutti, sempre. È un processo costante che implica una spada che penetri nell’intimo e distingua ciò che è da Dio e ciò che non lo è. Dobbiamo passare per questo processo permanente di purificazione. Abbiamo vari primogeniti da riscattare. Da cosa? Dalla rapacità del nostro cuore, perlomeno. Facendo così davvero la Luce che è venuta nel Mondo può brillare attraverso di noi, attraverso le nostre opere, le nostre parole. Buona festa.
Mons. Roberto Farinella, Vescovo di Biella