Don Michele Berchi

Oropa 2020: intervista al rettore

Carissimi pellegrini ed amici di Oropa,
Il Santuario di Oropa si sta preparando al cammino verso il 2020…
 
Don Michele, come il santuario di Oropa si sta preparando all’evento della quinta secolare incoronazione della statua della Madonna?

Preferirei impostare la questione in termini diversi, chiedendo: “come la Chiesa biellese si sta preparando a questo grande appuntamento?”.  Non lo dico per suggerire io la domanda che voglio che mi faccia, ma proprio per rispondere: occorre ribaltare la prospettiva . Certamente ad Oropa si sta lavorando perché il Santuario si trovi preparato a celebrare una tale ricorrenza e dobbiamo essere grati a chi si sta dando da fare in questo senso al di là di ogni interesse di parte. Ad esempio lo sforzo corale ispirato e reso possibile dalla Fondazione Cassa di Risparmio, in sintonia con chi ha responsabilità politiche e amministrative, per trovare i fondi  necessari perché la Basilica Superiore sia in grado di riaprire per il 2020, mi sembra un grande successo di tutti. Eppure oso dire che, proprio per non vanificare questi sforzi, occorre concentrarsi su quello che io considero  un aspetto ancor più determinante.  La questione fondamentale infatti è che i cattolici biellesi possano essere aiutati a scoprire che l’incoronazione del 2020 è una grandiosa possibilità per tutta la comunità ecclesiale e, più generalmente, per tutto il territorio biellese. 
Non è Oropa che ha bisogno dei biellesi, siamo noi biellesi che abbiamo bisogno di Oropa ed per questo che occorre prendersene cura.
Intendo dire che il fine ultimo non è Oropa, ma i biellesi.  Perché, in occasione del 2020, possano riscoprire la loro fede e, facendolo, riscoprano l’utilità che questa ha per tutti, anche per i non credenti, in termini di solidarietà, unità, convivenza civile, ripresa di speranza e positività di cui tutti abbiamo bisogno. Non c’è nel territorio biellese un’altra realtà che metta insieme una simile potenzialità come Oropa,. 
Anche l’idea di riunire un Comitato persegue questo scopo: sostenere e coordinare questo lavoro di preparazione che in questa fase  consiste nell’aiutare la nostra comunità ecclesiale, i sacerdoti in prima fila, a comprendere che Oropa con la sua storia ci sta dando una grande possibilità per ridare consistenza alla nostra fede e, con questa, all’intera società biellese
A costo di essere ripetitivo:  il centro, in questa fase, non deve essere Oropa, ma “la periferia”. E usando questo termine ha già capito da chi vogliamo farci guidare in questo cammino verso il 2020.
 
Le immagini d’un tempo ci rimandano a folle oceaniche. In questo tempo quale incoronazione immaginare?
Le rispondo cominciando a dire che mi incuriosisce il fatto che alcuni si stupiscono quando sentono che nel 2017 ci stiamo già dando da fare per l’incoronazione del 2020, altri invece si rivolgono a me un po’ preoccupati perché sembra loro che siamo già in ritardo. Dico che mi incuriosisce perché questo indica che ciascuno ha immagini diverse di quello che dovrà essere.
Io ho sempre sentito raccontare che nel 1920 c’erano ad Oropa centomila persone, ammetto che non ci ho mai creduto. Invece quando ho visto le immagini del filmato girato da padre Agostini, sono rimasto strabiliato: forse ce n’erano anche di più!
Ma, per rispondere alla sua domanda: sarebbe un grave errore avere in mente quei filmati per immaginare l’incoronazione del 2020. La strada non è quella di trascinare nel presente un gesto del passato per ripeterlo. A chi, sano di mente, interesserebbe una cosa simile? Con tutti i problemi che abbiamo, con le sfide che la nostra società sta affrontando, se facessimo prevalere le immagini del passato rischieremmo di fare un gesto anacronistico e, nei migliori dei casi, nostalgico. La nostra generazione ha la responsabilità di rischiare delle immagini nuove che esprimano la fede, l’attesa,  le istanze contemporanee. Da questo punto di vista il lavoro non è tanto quello di immaginare, ma innanzitutto saper guardare. Occorre osservare con attenzione da una parte il bisogno profondo che le donne e gli uomini del nostro tempo vivono e, dall’altra, capire e valorizzare con rispetto quel legame misterioso che, questi bisogni ed attese,  hanno con la Madonna di Oropa e il Suo Santuario. Più che immaginare quindi, guardare con attenzione e rispetto.
Se lo scopo non è riempire le piazze (nel nostro caso, i piazzali), certamente però,  il desiderio è che tutti nel biellese e chi, al di fuori di esso, è affezionato ad Oropa, si sentano provocati da questo avvenimento e si ritrovino coinvolti ed accolti.
Questo sì, sarebbe incoronare la Madonna.
 
Come leggere oggi il gesto di porre una corona sul capo?
Questa è una domanda interessantissima! Di fatto nella nostra società l’immagine della regina ci fa guardare ad un tempo passato in cui le regine c’erano. Ma, appunto, per noi, questo è passato! La Regina di Oropa ha ben poco da spartire con l’immagine di “quelle” regine. 
Direi che le immagini che secondo la nostra sensibilità di uomini moderni, affannati e ansiati, sono espresse dall’idea di regina sono quelle che un bambino può avere per la propria mamma o per la persona amata; per un bambino la mamma è certamente una regina, così come lo è una donna per un innamorato. Quale bambino non desidera fare un regalo che sorprenda la propria mamma? E quale innamorato non farebbe altrettanto per la propria amata? 
Questo è il modo con cui il Signore vuole che guardiamo a Sua mamma: “bambini adulti” innamorati di lei. Sotto la croce (lontano quindi da ogni  lusso e potere!) noi siamo stati consegnati a Lei e Lei a noi. 
E così, come il bambino desidera fare contenta la sua mamma diventando più bravo, cambiando in meglio, e lo esprime facendole un “piccolo grande” dono, così anche noi desideriamo donarLe un segno del nostro affetto e impegno di cambiamento. Per questo le doniamo una corona. Per riconoscere chi è Lei per noi.
Anche qui, se invece di partire dalle immagini, partissimo dalla nostra esperienza, ci risulterebbe chiaro che, quando amiamo davvero, daremmo tutto  alla persona amata e il vero sacrificio non è mai quello che doniamo ma il dolore di non poter donare tutto. Il sacrificio è doversi limitare. Per questo mi vien da dire che alla Madonna di Oropa doneremo “solo” una corona. 
Che questa sia la posizione giusta, me lo testimoniano le decine di persone che hanno già cominciato a chiedermi di accettare offerte e gioielli per incoronare la Madonna e che, oltre a chiedere tassativamente di rimanere anonimi, sempre si scusano di “non poter fare di più”. 
Vede, non si tratta di cedere ai sentimenti, ma, al contrario, di dare spazio a quell’aspetto più intimamente nostro e umano e che, a mio parere, noi biellesi viviamo in modo profondo e sincero ma che spesso abbiamo tanto imbarazzo ad esprimere. Fuori un po’ orsi , ma in realtà capaci di commuoverci dentro. Direi che è’ proprio questo nostro aspetto che la Madonna di Oropa e il suo Santuario sanno tirar fuori di noi ed è per questo che noi biellesi abbiamo bisogno di Lei.
 
Che cosa l’evento dell’incoronazione rappresenterà per i tanti che, anche da lontano, raggiungeranno Oropa? 
La ringrazio di questa domanda perché è importantissimo riconoscere che Oropa non è solo dei biellesi, affatto! Oltre ad essere un luogo caro ai piemontesi in genere, ai Valdostani , ai lombardi e a migliaia di persone che vivono nel nord italia, è un Santuario sempre di più anche internazionale. In questi anni, anche grazie al fatto che l’Unesco ha riconosciuto il Sacro Monte di Oropa come patrimonio mondiale dell’umanità, abbiamo accolto pellegrini e turisti non solo europei, ma anche dagli Stati uniti, dalla Corea, dall’India, dal Giappone, dallo SriLanka, per non parlare di sudamericani e africani.
L’incoronazione, nel senso che ho cercato di esprimere prima riguarda anche loro. Per migliaia di persone in questa chiesa, è iniziato o si è approfondito un misterioso dialogo personale con la Madonna. Penso a migliaia di giovani che sono venuti qui a preparare i propri esami universitari, o ad affidare il proprio imminente matrimonio, a quanti, giovani o vecchi, sono venuti in pellegrinaggio, magari da Milano o dal veneto per chiedere la salute per la persona amata. Leggere il libro che in fondo alla Chiesa raccoglie le preghiere e le suppliche di migliaia di pellegrini fa capire che cosa significhi per molti la Madonna di Oropa. Anche loro, come ogni biellese, sono parte di questo popolo in cammino verso il 2020.

Intervista di Susanna Peraldo
Il Biellese, 17 novembre 2017

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