Discorso alle autorità del rettore del Santuario di Oropa, Don Michele Berchi, in occasione del Pellegrinaggio Diocesano del 2 maggio 2021
Spettabili autorità della città di Biella, Civili e militari,
c’è un’affermazione di Papa Francesco che mi si è conficcata nella memoria e che, per chi l’ha sentita o letta, è suonata come un grande monito e nel contempo un grande invito, un potente suggerimento:
Diceva Francesco nell’omelia di Pentecoste dell’anno scorso: “peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla”.
E per non sprecarla non basterà ricordarla, non basterà ripercorrere con la memoria quanto è accaduto, non sprecarla significa dare un giudizio, cioè capire, comprendere, soprattutto prendere coscienza di cosa ci ha insegnato, cosa è accaduto in ciascuno di noi, tra di noi, cosa ha fatto emergere di buono e di cattivo, cosa abbiamo scoperto di noi, ma soprattutto cosa abbiamo scoperto di desiderare, cosa abbiamo riconosciuto essenziale e cosa superfluo. Lo dobbiamo fare!
Lo dobbiamo a noi stessi e a tanta gente che ha sofferto e soffre e soffrirà a lungo per quanto è accaduto e sta accadendo (ricordiamo tutti che in questo momento, mentre noi stiamo tirando un po’ il fiato, perdonatemi l’espressione, centinaia di migliaia di persone in India e in Brasile stanno ammalandosi e morendo per il Covid e per l’impossibilità di reperire le bombole di ossigeno).
No! Non possiamo passare attraverso un’esperienza di portata mondiale come questa, con la sola inconfessata speranza che passi presto per poterla dimenticare il più presto possibile!
Sarebbe la tragedia della tragedia.
Non è questa l’occasione certamente per ripercorrere tutto quanto abbiamo vissuto, solo mi sembra importante però ricordare quanto abbiamo visto accadere quando siamo stati investiti dalla cosiddetta seconda ondata che ci ha costretti nuovamente a trascorrere un intero inverno sottostando a quelle limitazioni della libertà personale che ci hanno veramente prostrati e che
continuano, ancora adesso, a determinare pesantemente la nostra convivenza sociale, economica e lavorativa.
Se c’è una parola che descrive bene la situazione in cui ci troviamo è la parola “incertezza”.
Nonostante la rassicurazione di certi discorsi, l’ottimismo che ha accompagnato le scoperte della scienza e le iniziative dell’industria farmaceutica, in noi si nasconde ancora, minacciosa, l’angoscia. Stiamo ancora “navigando a vista” e non sappiamo per quanto tempo ancora dovremo vivere in questa situazione. Tutti ci auguriamo che le cose si risolvano al più presto, certamente si fanno sempre più concreti dei segni di una via d’uscita, ma il protrarsi nel tempo di questa incertezza e la
conseguente paura che permane, hanno fatto emergere dalle viscere della nostra esperienza una profonda domanda, fondamentale per ogni uomo in ogni tempo; è una domanda che spesso abbiamo paura di affrontare, forse anche solo di formulare: ma c’è speranza?
E’ una domanda che urge dal profondo del vissuto quotidiano. Non basta più non pensarci; non basta più ripetersi dai balconi “andrà tutto bene”; dobbiamo avere il coraggio di stare di fronte a questa sfida. C’è speranza?
In che cosa possiamo riporre la nostra speranza? Nella politica? Nella finanza? Nell’economia e nel lavoro? Nella medicina e nel sistema sanitario? Nella scienza che trova i vaccini per i virus che si è lasciata scappare?
A questa domanda non si risponde a parole, ma vivendo; ed è per questo che io, oggi, voglio additare a tutti noi, centinaia di migliaia di persone che, rivolgendosi a questo Santuario, con la loro vita indicano da dove attingono speranza. Continuerò a ripeterlo, e ora più convinto che mai: questo è un luogo di speranza; da qui e dal mistero da cui nasce questo luogo di fede, sgorga quella speranza che è capace di rendere davvero utili, la politica, l’economia, il lavoro, la scienza e la medicina.
Per questo il gesto centenario della quinta incoronazione della Madonna di Oropa è un appuntamento che riguarda tutti, se quando abbiamo iniziato il cammino temevamo che fosse un gesto anacronistico, fuori dalla storia; questi mesi di pandemia ci hanno severamente corretti. Altro che un gesto del passato! Non sappiamo nemmeno ancora come lo faremo, come potremo farlo in sicurezza, ma una cosa ve la posso assicurare, ed è un dovere per tutti coloro che hanno delle responsabilità pubbliche tenerne conto: la speranza dei biellesi e la possibilità di uscire dall’incertezza sono profondamente legate a questo Santuario e alla Madonna di Oropa.
Ed è per questo che, ben sapendo quanto sia complesso questo momento che tutti speriamo di ripartenza e di ripresa, non ho timore a rinnovare a tutti voi l’invito a collaborare insieme; non farlo significherebbe essere noi fuori dalla storia e perdere l’appuntamento che essa ci dà.
Grazie
Don Michele Berchi, rettore del Santuario di Oropa