Spettabili autorità della città di Biella, Civili e militari,
non era mai accaduto che ci ritrovassimo per questa occasione del pellegrinaggio della Città ad Oropa in piena estate, ma in realtà sono molte le cose che non erano mai capitate prima di quest’anno ed è quasi inutile che ve le elenchi anche perché, di fatto molte sono ancora in corso.
Spettabili autorità, quello che come Rettore del Santuario ho in cuore di comunicare nasce da quanto personalmente ho vissuto in questi mesi ad Oropa.
Tutti, nessuno escluso, abbiamo vissuto questa situazione inimmaginabile in modo quotidianamente drammatico (cioè ciascuno ingaggiando la propria battaglia). Permettetemi di riprendere alcuni pensieri che ho espresso proprio in questi giorni ad una giornalista del Biellese.
Questa volta la “realtà”, senza chiederci il permesso, ha sfondato tutte le nostre difese e i nostri tentativi di confort zone che ci eravamo costruiti e ci ha obbligati a fare i conti con lei.
Improvvisamente ci siamo trovati in una situazione che non avevamo scelto e che non ci lasciava il solito “margine di manovra” per distrarci. E cosa è successo? Che improvvisamente sono emerse in noi nitidamente due esperienze contrastanti.
Da una parte la tentazione della disperazione dovuta alla paura che tutto ciò non avesse nessun significato, nessun perché; oltre al fatto che abbiamo toccato con mano che la nostra vita era piena di cose a cui quotidianamente ci aggrappavamo per distrarci e che, improvvisamente tolte, ci costringevano a domandarci: ma se mi si tolgono le cose che faccio normalmente, cosa rimane di me? Cosa valgo io senza quello che faccio? Ma allora io valgo solo per quello che faccio? Ma io chi sono? Quelle che prima ci sembravano domande astratte si sono convertite in una concretissima sete, che ci riprendeva ad ogni risveglio mattutino di quei giorni.
Dall’altra però (l’altro polo) c’è stata una sorpresa: ciascuno di noi ha scoperto in sé un’irriducibile convinzione che un significato, un “perché” ci doveva pur essere. Anche contro ogni apparenza, ciascuno di noi ha come ritrovato la forza di sperare, di lottare. Da qui sono nate quelle iniziative di ottimismo (apparentemente immotivate se volete), quelle frasi sugli striscioni, quei concerti sui balconi.
Una speranza così però aveva bisogno ogni giorno di potersi aggrappare a qualcosa, a qualcuno.
Oropa, anzi la Madonna di Oropa è stata esattamente questo per migliaia e migliaia di persone. Gesti semplici come l’accendere la cupola, ma soprattutto il trasmettere la S. Messa quotidiana delle 8 della mattina, o del mezzogiorno della Domenica, sono stati concreti e reali punti di speranza per migliaia di persone.
In quei giorni quindi, anche se il Santuario era fisicamente vuoto, non è venuto meno, anzi si sono come manifestati con più chiarezza il compito e la vocazione di Oropa: sostenere la speranza. Si perché in quei giorni abbiamo vissuto sulla nostra pelle che i perché, il Perché della vita, il Significato non è una spiegazione che dobbiamo capire, ma è una compagnia, una presenza che ci aiuti a vivere.
Poi è finito il Lockdown, ed eccoci qui! Qual è il sentimento che prepotentemente ci invade ora? (oltre alla voglia di vacanza?)
Mi sembra anche ora si ripetano analogamente le due esperienze contrastanti:
Da una parte c’è un clima che si sta consolidando che è quello della paura, la paura di quello che succederà da settembre in poi. Una paura di crisi economica che, nonostante tutte le rassicurazioni, ci rende tutti sospettosi e potenzialmente nemici.
Dall’altra però sta accadendo che, in questi giorni, nei fine settimana soprattutto, il Santuario è stato letteralmente invaso da migliaia di persone: ognuno può darne la spiegazione che ritiene più giusta, (la voglia di uscire, il caldo della pianura, l’aria buona) e tutte sicuramente sono vere, ma lasciatemi dire una cosa: smettiamo di dire che la maggioranza delle persone (ripeto: migliaia!) vengono ad Oropa da turisti e non da pellegrini, insistendo su questa distinzione per esaltare l’aspetto turistico a discapito della sua valenza religiosa. Non siamo ridicoli! Chi tra tutti questi pellegrini che oggi sono qui non sa, e non è venuto qui, con la coscienza di venire in un centro religioso? Volete provare ad immaginare questa valle senza il santuario di Oropa? Cosa ne rimane? Se volete vedere cosa sarebbe il Centro turistico Oropa se non vi fosse la Madonna di Oropa, dovete solo scendere di qualche curva e visitare quello che è rimasto di un imponente tentativo di Oropa turistica: Oropa Bagni.Perdonatemi non voglio dire queste cose per vanità di parte, ma solo per ribadire un concetto che mi sta a cuore e con cui vorrei concludere: Come durante il lockdown, anche adesso e forse ancor più adesso, questo Santuario ha il compito di alimentare la speranza del nostro territorio. La gente viene qui per cercare di respirare un po’ di aria buona, l’aria buona della speranza.
Ne avremo sempre più bisogno tutti e il mio appello a voi che lavorate in politica e nelle istituzioni è un po’ sempre il solito, ma adesso ancor più convinto: lavoriamo insieme, collaboriamo insieme a valorizzare questo Santuario, non lo dico per sollecitare un privilegio ma perché investire nel Santuario della Madonna Nera vuol dire seminare speranza per tutti.
Scusate la lunghezza e .. grazie!
Don Michele Berchi, Rettore del Santuario di Oropa
12 luglio 2020 – pellegrinaggio della Città di Biella