Don Michele Berchi

Discorso del Rettore alle Autorità – 26 agosto 2018

Spettabili autorità della città di Biella Civili e militari, come sempre accade in questa occasione il mio saluto di agosto, nella festa in cui celebriamo l’anniversario di fondazione delle due Basiliche di Oropa (l’antica 398 anni fa e la Superiore 58 anni fa) e dell’incoronazione della Madonna, è un’occasione per riguardare la stagione estiva in Santuario (sebbene parzialmente, perché non è ancora conclusa). 

Quest’anno però non si può volgersi indietro, senza che il nostro sguardo non sia, come dire,… ingombrato da un triste evento che, apparentemente, sembra aver poco a che fare con Oropa, ma che invece pesa ancora su tutti noi. Mi riferisco al tragico crollo del ponte Morandi a Genova.  Permettetemi questa riflessione. Cosa centra quel ponte con Oropa? Centra! Centra eccome! Certo non per quello che sarebbe un banale e superficiale, ma soprattutto inappropriato paragone con i guai di casa nostra e con i nostri crolli.

Centra invece perché mi sembra che quell’evento, oltre al disastro di perdita di vite umane e ai conseguenti lutti, oltre al danno economico per una città e per un’intera area geografica del nostro paese, oltre anche al contraccolpo simbolico che ha per tutti,il crollo di quel ponte ha ferito tutti noi nel profondo

Non ce n’eravamo mai accorti, non ne eravamo consapevoli, (anche se avrebbe dovuto essere di un’evidenza eclatante tanto da far sembrare quasi banale dirlo): il passare sopra un ponte, qualsiasi ponte, è un atto di fiducia enorme, gigantesco. 

In realtà, lo sapevamo, ma era come se non lo sapessimo, perché lo davamo per scontato. Adesso non più, o almeno, molto meno.  Il crollo del ponte di Genova ha come ferito, leso le fondamenta di un’opera ben più grande, un’opera ciclopica: la fiducia reciproca, la fiducia sociale

Ha fatto emergere, di colpo, che tutta la nostra convivenza sociale è un grande, enorme atto di fiducia reciproca. Tutto quello che abbiamo fatto oggi per venire fin qui, tutte le strade, gli ascensori, le automobili, i ponti, questa tensostruttura, tutto, è come sostenuto, è fondato su dei piloni invisibili, fatti di un materiale che si chiama “fiducia”. 

Naturalmente sarà la magistratura che dovrà indagare e trovare i responsabili, ma non c’è nessuno fra di noi che non si sia accorto (anche se abbiamo fatto finta di niente) che la indecente bagarre che ne è seguita accusando e cercando su chi scaricare la colpa, a tutti i livelli, politici innanzitutto, ma anche tra di noi, sui giornali, nelle nostre discussioni nei bar e tra colleghi, è stata e continua ad essere causata dal terrore che questa ferita ha provocato;  il terrore che sottace a questa domanda: se non possiamo fidarci, come si fa a vivere? A vivere insieme?  La fiducia, lo sappiamo, da una parte si merita e dall’altra, si dà. La fiducia è una lenta costruzione nel tempo e quando crolla occorre tempo per ricostruirla. Come un ponte. Anzi di più!

E allora ci sono due prospettive possibili: o sognare una società con sistemi di controllo così perfetti in cui l’uomo non abbia più bisogno di essere buono. Ma più che essere un sogno, in realtà si tratterebbe di un incubo: sarebbe una società che invece di essere regolata da leggi e da doverosi sistemi di controllo, sarebbe asfissiata da norme, regole, e soprattutto di controllori dei controllori, e di un sistema giudiziario che sanzioni i controllori dei controllori e poi di controllo dei giudici stessi e così via….. una società fondata sul timore della sanzioneOppure mettersi a ricostruire la fiducia dal basso, dalla dignità e dalla sacralità di ogni coscienza, perché anche il più umile operaio sia consapevole che quando chiude quel bullone, e quando tu fai il tuo lavoro, tutti ci stiamo fidando di te

Ecco allora cosa centra Oropa, cosa centra la celebrazione centenaria dell’incoronazione della Madonna di Oropa del 2020, cosa centra il cristianesimo in questa costruzione, in questa grande e necessaria ri-costruzione. 

Questo Santuario è il luogo (non certo l’unico) dove si costruiscono e si ricostruiscono la speranza, la coscienza, la responsabilità e quindi la fiducia di una convivenza umana. Questo è il contributo enorme che il cristianesimo e quindi la Madonna di Oropa dà alla nostra civiltà. 

Oropa è un cantiere, non per queste impalcature che stanno alle mie spalle, ma perché qui si costruiscono i piloni invisibili su cui è fondata la nostra convivenza civile del nostro territorio e oltre.

Per questo, e concludo, ringrazio tutti voi, autorità presenti, per tutte le volte che in quest’anno, ciascuno nel proprio ruolo istituzionale, siete stati collaboratori di questa silenziosa e profonda ristrutturazione, e vi chiedo, come Rettore, di non permettere che accada, come alcune volte è accaduto, che il Santuario debba rivolgersi alle istituzioni che voi rappresentate elemosinando ciò di cui ha diritto o, in certi casi ha bisogno, quasi che lo scopo e il guadagno di Oropa non fossero un bene e un guadagno per tutti ; continuiamo invece a ricostruire insieme, a costruire la fiducia reciproca del nostro biellese e della nostra società.

Grazie 

Don Michele Berchi

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