Omelia del Vescovo di Biella, Mons. Farinella, in occasione del Pellegrinaggio Diocesano e dell’inizio dell’Anno Pastorale, domenica 25 settembre 2022
Carissimi Fratelli e Sorelle,
ringraziamo Dio per averci chiamato, senza nostro merito ad essere cristiani. Con la celebrazione di oggi pomeriggio, si apre per la nostra chiesa diocesana il nuovo anno pastorale. Ma che cosa vuol dire in fine dei conti inaugurare un nuovo anno pastorale? Me lo sono chiesto tante volte…
Credo che la risposta sia sempre la stessa e anche molto semplice: con l’avvio di una nuova stagione pastorale il Signore ci vuole donare la grazia di poter ri-dire la nostra fede, come Popolo convocato in questa assemblea eucaristica; oggi siamo chiamati ad offrire la nostra disponibilità al servizio e a vivere la missione di testimoniare la nostra fede a quanti incontriamo quotidianamente. La lettera pastorale vuole tracciare qualche indicazione per poter realizzare tutto questo, in sintonia con la Chiesa italiana, attenti alle necessità ed esigenze del nostro territorio e delle nostre comunità. Desidero ringraziare tutti, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, uomini e donne, ministri della liturgia, della carità, del Vangelo, per il vostro impegno e l’amore alla Chiesa, nonostante le difficoltà del tempo che viviamo.
E Siamo saliti al monte di Oropa, come è tradizione, ma che non vuole essere semplicemente un’abitudine – siamo saliti al Santuario di Oropa, dalla nostra amata Madre celeste per invocare il suo aiuto e camminare insieme sotto il suo sguardo.
Senza il sì della Beata Vergine Maria non avremmo avuto Gesù.
Noi oggi in modo silenzioso e mirabile ci lasciamo afferrare dal mistero dell’annunciazione. Come diciamo nell’Angelus “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Queste parole indicano l’inizio del progetto di salvezza che Dio ha pensato per l’umanità. Maria è stata pensata e prescelta dal Signore ad essere la nuova arca dell’alleanza. Maria è nata Santa e Immacolata, Purissima e piena di Grazia perché fosse degna di dare alla luce Gesù Cristo, il Santo dei Santi, il Figlio di Dio.
Carissimi fratelli e sorelle, Maria è nata bellissima. Non parlo solo della bellezza della sua anima, la quale, senza neppure l’ombra del peccato, era limpida a tal punto che Dio vi si specchiava dentro. La bellezza di Maria Santissima nella sua radiante Verginità e nella sua purezza immacolata, ci ricorda la nostra propria vocazione alla Santità. Anche noi, dice San Paolo agli Efesini, “Dio, nostro Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere Santi ed immacolati al suo cospetto nell’amore, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1, 4-5).
Dio non sceglie di manifestarsi nella potenza, ma nell’umiltà e nella piccolezza. Sceglie una povera fanciulla del piccolo villaggio di Nazareth. E il suo Figlio nasce nella povertà di una grotta, una provincia lontana dal potere di quell’epoca.
Per il mondo odierno, per questa nostra società globalizzata ed opulenta, un uomo povero, un uomo che non ha potere, che non ha denaro, che non ha scienza, che non ha notorietà è un uomo spacciato, un uomo inutile. Tutto viene concentrato sul potere, sulla ricchezza e sull’avere! Questo modo di pensare e di agire, difatti, ci ha portati a dimenticarci di Dio.
A più riprese sia San Giovanni Paolo II che Benedetto XVI e ora Papa Francesco hanno affermato che l’uomo postmoderno si concentra troppo sui beni materiali, sulle proprie capacità di progresso, ed imposta il suo vivere come se Dio non esistesse; e anche i cristiani vivono in una vera apostasia silenziosa. Per la nostra società occidentale Dio è morto. E siamo noi ad averlo ucciso…, eliminandolo dal nostro vivere quotidiano, dal nostro pensiero. Ad esempio, la ricerca di una libertà assoluta, la negazione della legge naturale e della Legge di Dio, lo sgretolamento della famiglia, o il totale rifiuto di Dio, hanno la loro origine proprio in questo atteggiamento di apostasia che l’uomo mette in essere. L’uomo ha un grande desiderio di libertà totale, e pensa di ottenerla solo sbarazzandosi di Dio, visto come colui che impone delle regole, dei limiti, quasi un ostacolo.
Ritorniamo fratelli e sorelle, a Dio. E questo che la Beata Vergine Maria continua a ripeterci.
Non ci salviamo da noi stessi ma è Dio l’autore della nostra Salvezza mediante il Suo Figlio Gesù, venuto nel mondo mediante la Vergine Maria, che continuamente ci indica di andare a Gesù, principio di vita e di salvezza di ogni uomo.
La Madre di Dio è il primo tabernacolo vivente della storia. Ha portato Gesù nel suo grembo e lo ha consegnato agli uomini, come strada verso la Santità e nutrimento della nostra vita.
La Vergine Maria è la donna eucaristica che ci sostiene a lasciarci nutrire totalmente dal figlio Suo Gesù, presente nell’Eucaristia.
In questa domenica in cui inauguriamo solennemente il nuovo anno pastorale anche noi ci uniamo con tutta la Chiesa italiana che celebra il Congresso Eucaristico a Matera, per riaffermare la nostra fede nella presenza di Cristo Gesù nell’Eucaristica.
Umanamente si può far fatica a credere che nell’Ostia e nel vino consacrati ci sia realmente il corpo e il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, eppure, nella nostra fede, è la realtà la più vera!
Gesù è realmente presente con il suo corpo e il suo sangue con la sua divinità nel pane e nel vino.
Quel corpo del Signore non è muto, non è inerte come un idolo. Vede, parla, ascolta, consegna tutto sé stesso a chi vuole accoglierlo e continua a comunicare il suo vangelo di amore.
Parla di liberazione, di pace. Sta con noi.
Nell’Eucaristia Gesù viene a dimorare in noi e noi dimoriamo in Lui, ed insieme viviamo la stessa vita divina.
Quando siamo nella fatica, nel dolore, nelle prove, nell’angoscia, inginocchiamoci dinanzi a Gesù-Eucaristia, adoriamolo con tutto il nostro cuore e faremo esperienza di essere rigenerati da Lui. L’Eucaristia rigenera e dà vita.
Purtroppo, l’uomo contemporaneo, pensa che pregare sia una perdita di tempo, mentre i Santi, i cristiani veri, quelli più dediti alla carità operosa, ci hanno insegnato che tutte le grandi opere di carità nascono dall’adorazione, dalla preghiera e dal silenzio. Solo così potremmo metterci in atteggiamento di ascolto dei nostri fratelli, come il Sinodo ci sta insegnando, e riscoprire che tutti siamo membra dell’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Pertanto, cari Fratelli e Sorelle, desideriamo portare con la nostra vita Dio al mondo e allora saremo veramente “collaboratori della gioia” dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.
Certi di questa speranza, domandiamo a Gesù Eucaristia di riempirci della Sua presenza e di farci essere nel quotidiano tabernacolo della Sua presenza, proprio come lo è stato la Beata Vergine Maria. Abbiamo visto in questi mesi una folla inarrestabile venire da Lei. Non mancherà di compiere miracoli e a dare grazie nel nostro cuore.
Grazie per il vostro ascolto e che Dio vi benedica sempre.
Mons. Roberto Farinella, Vescovo di Biella