La strada che da Biella sale a Oropa è una delle opere più rilevanti realizzate in occasione dell’Incoronazione del 1620
Le incoronazioni hanno lasciato tracce importanti nella storia e sul territorio di Oropa e della sua valle. Alcune di tali tracce sono talmente grandi da passare inosservate. La strada che sale da Biella è tra le più rilevanti, eppure difficilmente la si collega alle secolari celebrazioni della regalità della Vergine Bruna. Fin dal 1620, la prospettiva di un grande afflusso di devoti pellegrini ha indotto gli amministratori del Santuario di Oropa e quelli della Città di Biella, nonché quelli delle comunità intermedie (Cossila e Favaro), a porre in atto opere considerevoli di costruzione e di manutenzione della via di accesso principale alla conca.
Mentre i sentieri che risalivano (e che risalgono) il torrente si sono conservati pressochè identici nel tempo, senza particolari interventi di ampliamento e di miglioria, la strada che oggi si percorre in automobile è stata oggetto di continue attenzioni. Alla fine del Quattrocento e per tutto il Cinquecento la mulattiera che consentiva di raggiungere Oropa era davvero un tratturo inagibile, se non per i pastori e il loro bestiame.
All’inizio del Seicento, anche in considerazione del fervere delle attività edilizie nella Basilica Antica e nelle “fabricae” attorno ad essa, si rese evidente che la situazione doveva cambiare. Anche per dare a Oropa la possibilità di esprimere tutto il suo potenziale attrattivo devozionale. Senza una strada degna di questo nome il santuario biellese avrebbe avuto un destino del tutto diverso e ben meno luminoso rispetto ad altre realtà analoghe, ma più comode sotto il profilo viario.
Fu poi la Prima Incoronazione a far accadere un vero e proprio “miracolo” architettonico e viabilistico. Tra il 1618 e il 1620, grazie soprattutto alla manodopera gratuita di tanti volontari, fu possibile realizzare un tracciato percorribile agevolmente a piedi e a cavallo. Chi conosce la zona sa che in alcuni punti la conformazione del suolo è tutto fuorché facile a ridursi a sedime stradale (per quanto minimo in ampiezza) e con i mezzi di allora non dovette essere semplice ottenere quel risultato. Ma l’Incoronazione incombeva e furono moltiplicati gli sforzi, fino a chiudere il cantiere con grande soddisfazione. Il successo dell’evento del 1620 si deve in consistente misura alla presenza della strada. Durante il Seicento altri cantieri furono attivati, finchè nel 1670 si potè far transitare la carrozza del Duca di Savoia, Carlo Emanuele II, che visitò Oropa nel giugno di quell’anno.
Nel 1720, per la Seconda Incoronazione, altri imponenti lavori. Non va dimenticato, tra l’altro, che la strada in oggetto parte da Biella, appena fuori dalla Porta di Riva, ossia dalla cappella di San Giuseppe. Il che significa un tratto viabile di non banale gestione, anche per i parametri di oggi. Le antiche carte di Oropa tramandano l’assiduità delle manutenzioni nei tre secoli successivi. Non ci fu anno in cui, per maltempo o per altre cause, non si sia posta mano alla strada. In ottica economica si tratta di un capitolo di spesa sempre presente e niente affatto marginale. Ancora negli anni Trenta del Novecento – le vecchie fotografie lo documentano fedelmente – la strada tra il Favaro e il santuario mutò ulteriormente di forma, con allargamenti e rettificazioni utili all’incremento del traffico su gomma (a tratti affiancato da quello su rotaia).
Quando saliremo per assistere alla Quinta centenaria Incoronazione della Madonna di Oropa rivolgiamo un pensiero anche alla strada che ci consente di salire con tanto agio, e agli uomini che prima di noi l’hanno aperta.
A cura di Danilo Craveia, archivista del Santuario di Oropa