Il miracolo dell’Incoronazione del 1720: a Jean-Baptiste Perron ricrebbe miracolosamente la lingua contemplando e venerando la Madonna d’Oropa
Le Incoronazioni della Madonna d’Oropa sono state eventi “miracolosi” in quanto tali. Le condizioni in cui si sono svolte, le proporzioni rispetto alle epoche di riferimento, i segni che hanno lasciato hanno sicuramente del miracoloso. Certo, si tratta di una valutazione semplicistica, perché il miracolo, nel senso pregnante del suo significato, è altra cosa. Ma almeno in un caso, ovvero durante la Seconda centenaria Incoronazione del 1720, un fatto miracoloso si è effettivamente verificato. Quindi le due situazioni, quella generale e quella particolare, si sono incontrate e sovrapposte.
Il tema del miracolo riguarda aspetti che esulano da queste brevi note storiche, ma è comunque possibile e opportuno sottolineare che un avvenimento singolare e straordinario come quello attestato per il 1720 rappresenta, anche, un messaggio di grande attualità e forza. A Jean-Baptiste Perron ricrebbe miracolosamente la lingua contemplando e venerando la Madonna d’Oropa appena incoronata in quel 25 agosto di tre secoli fa.
Quella restituzione di integrità e di funzionalità ha a che fare con il ritorno alla salute, al recupero della miglior condizione fisica e psicologica. Non c’è nulla di più attuale. Il momento contingente quotidianamente e drammaticamente interroga sul valore della sofferenza, della cura e del tornare alla vita attiva e sana. Jean-Baptiste Perron ricevette il segno di una potente benevolenza e divenne a sua volta segno di quella benevolenza. Il povero valdostano di Châtillon, uno degli ottantamila e più devoti presenti quel giorno a Oropa, ottenne una grazia intensamente voluta e dopo anni di patimenti, dimostrando che l’impossibile era possibile. Miracolosamente, per l’appunto. La speranza si trasformava in modo istantaneo in realtà. A volte, però, certi miracoli necessitano di tempi più lunghi e alla speranza occorre applicare anche la pazienza.
La Madonna incoronata nel 1720 La relazione del miracolo
Il miracolo di Jean-Baptiste Perron
Jean-Baptiste Perron era nato nel 1699 e nel 1717 era stato ingannato da un non meglio identificato “gentiluomo savoiardo con lusinga di tratenerlo alla di lui servitù fu da questo in compagnia d’altri due giovani condotto a Venezia, e qui venduto con i compagni dall’infedele padrone fu sforzato a servir da tamburino sopra un vascello sul mare”. Dalle montagne della Valle d’Aosta alle onde dell’Adriatico e dell’Egeo. Dopo un anno e mezzo la sua nave fu catturata dai turchi “alla Morea” (dalle parti del Peloponneso). I prigionieri furono “reclutati” dai nuovi padroni che cercarono di farli abiurare la fede cattolica. Il Perron si rifiutò e per questo gli fu mozzata la lingua “e fermato il corso de liquidi con la violenza del fuoco”. E non solo rimase muto, ma non potè più “cibarsi di sode sostanze”. Niente più pane o carne, quindi, ma solo brodaglie e liquidi. Come sia scampato a un triste destino nelle mani turchesche lo racconta il canonico Pietro Beltramo nella sua opera sull’Incoronazione del 1720, ossia “Il centenario dell’Incoronazione di Nostra Signora d’Oropa”. Si rimanda perciò a quelle pagine per avere ragguagli in merito.
Chatillon Il Peloponneso
Quel che conta è che, dopo lungo e penoso peregrinare, il giovane si portò a Oropa per la grande manifestazione. La sua devozione era forte, tanto da aver sacrificato molto per non perderla. Contemplò coi suoi occhi le corone posate sul capo della Statua e, in quel mentre, “supplicando con divoti silenzi del cuore la Beatissima Vergine per la ricuperazione della lingua recisa e per la restituzione della loquella perduta, quando vide sopra il trono della gran macchina, e come pur videro molti altri, che parimente l’attestano con giuramento, a comparire un circolo di stelle minute con una maggiore nel mezzo”. Nell’istante dell’Incoronazione, tutte sparirono, tranne quella centrale più grande che cadde sul citato trono “e nel cadere di detta stella, detto Perrone si sentì accresciuta la lingua, e la loquella restituita”. Non potè far altro che recitare un’Ave Maria, del tutto incredulo di tutto ciò che gli era successo. Ci volle la testimonianza di chi lo conosceva per convincerlo che era davvero tornato a parlare e a potersi nutrire come prima. Da quel momento il miracolo fu reso noto, indagato e, infine, accettato. Jean-Baptiste Perron, grazie alla Madonna d’Oropa, aveva sconfitto il male che lo affliggeva.
A cura di Danilo Craveia, archivista del Santuario di Oropa